Orphan

  • Regia: Laszlo Nemes
  • Attori: Bojtorján Barábas, Andrea Waskovics, Grégory Gadebois, Elíz Szabó, Sándor Soma, Marcin Czarnik
  • Genere: Drammatico
  • Paese: Ungheria, Regno Unito, Germania, Francia
  • Durata: 132’

Budapest, 1957, un anno dopo il fallimento della Rivolta Ungherese. Andor (Bojtorjàn Barabas), dodicenne ebreo orfano  di padre e cresciuto dalla madre idealizzando il genitore scomparso, deve affrontare la dura realtà  di un uomo brutale in carne ed ossa che sostiene di essere il suo vero padre.

Con questa pellicola  il regista László Nemes continua nella narrazione di storie personali unendole  a momenti storici complessi non solo della storia ungherese ma dell’Europa intera.

I personaggi principali dei suoi film cercano con motivazioni diverse ma  ossessivamente persone appartenenti al proprio nucleo familiare  e in qualche modo una propria identità. Nella pellicola Il figlio di Saul un padre ritrova un figlio morto tra i cadaveri di una camera a gas e vuole seppellirlo degnamente, in Tramonto una giovane donna scopre di avere un fratello di cui non conosceva l’esistenza e lo cerca  freneticamente e in Orphan un ragazzo vuole ad ogni costo ritrovare il vero  padre; i personaggi rimangono in primo piano mentre dietro di loro scorre  la storia dell’Europa. 

In Orphan la corsa frenetica  della ricerca di un padre idealizzato, o forse l’idealizzazione stessa di questa ricerca, viene raccontata dal regista con  una messa in scena claustrofobica e tesa.

 La narrazione diventa racconto di un guardare dentro al giovane Andor, e la cinepresa  è spesso e ossessivamente su di lui,  travagliato da questo bisogno di paternità, e di un guardare fuori al processo storico in cui il ragazzo è  immerso nel pesante attacco agli Ebrei  in Ungheria. 

Molto ricercata la ricostruzione d’epoca, perfetta formalmente ma che a volte rimane fine a se stessa. Manca soprattutto un evolversi dell’atteggiamento di ricerca del ragazzo e la storia finisce per involversi e ripetere scene già viste per arrivare a un finale poco convincente.

Il contenuto non riesce a coinvolgere empaticamente lo spettatore, sicuramente attratto più dalle immagini perfette e da una interpretazione di grande efficacia del giovane interprete che non dalla storia stessa.

Un film che non commuove ma da segnalare per la grande opera di ricostruzione storica del periodo della vicenda narrata.

Presentato in concorso alla 82^ Mostra del Cinema  di Venezla.

Classificazione: 3 su 5.

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