1980
di Miriam Dimase
- Regia: Stanley Kubrick
- Attori: Jack Nicholson, Shelley Duvall, Danny Lloyd, Scatman Crothers
- Genere: Horror
- Paese: USA, Gran Bretagna
- Durata: 144′
Jack Torrance (Jack Nicholson) è un aspirante scrittore che accetta un lavoro come custode invernale dell’isolato hotel Overlook, situato sulle montagne del Colorado. Jack si trasferisce nell’hotel con la sua famiglia, composta dalla moglie Wendy (Shelley Duvall) e dal figlio Danny (Danny Lloyd) ma man mano che l’inverno avanza comincia a perdere il controllo della mente.
Stanley Kubrick è stato sempre un maestro nel disseminare simboli visivi, fondamentali per comprendere il contesto del film e l’universo emotivo dei suoi personaggi. Anche in Shining ne troviamo tanti ma è attraversando il labirinto narrativo che ci accorgiamo dell’intreccio che sussiste tra spazio fisico e psiche umana: dalla struttura a maglie della cravatta di Jack (una trama che sembra anticipare la rete in cui lui stesso resterà intrappolato), ai motivi del pavimento e agli ambienti dell’Overlook Hotel, ogni dettaglio racconta la progressiva frammentazione mentale e l’incapacità di sfuggire al proprio destino.
Kubrick costruisce un mondo in cui tutto sembra interconnesso. Dalle geometrie regolari e asfissianti dell’hotel che riflettono l’ossessivo bisogno di controllo di Jack, al caos latente che cresce sotto la superficie, passando per i corridoi che, con le loro svolte improvvise e gli spazi impossibili, non sono solo luoghi fisici ma estensioni della psiche dei personaggi, che si trovano intrappolati in un ciclo ripetitivo di paura e alienazione e che vivono come la metafora di un isolamento esistenziale che va oltre il semplice ambiente fisico.
L’hotel diventa una prigione mentale dove ognuno affronta i propri demoni interiori e la follia di Jack riflette la crisi dell’identità personale e familiare: un uomo che perde sé stesso, la famiglia e il ruolo di padre, incapace di gestire le proprie frustrazioni. La sua discesa nella follia rappresenta la lotta dell’uomo moderno con il controllo e la perdita di potere in un ambiente oppressivo e senza via di uscita, simile al labirinto che lo intrappola.
La vera essenza di Shining non è solo nell’orrore psicologico, ma nell’esplorazione di quanto profondamente l’uomo sia intrappolato nella propria psiche e nelle dinamiche sociali.


Scrivi una risposta a Maria vittoria Marsicano Cancella risposta