La cosa migliore

  • Regia: Federico Ferrone
  • Attori: Fabrizio Ferracane, Luka Zunic, Lawrence Hachem Ebaji, Laura Pizzirani, Davide Lora
  • Genere: Drammatico
  • Paese: Italia
  • Durata: 98′
  • Al cinema dal 14 novembre 2024

Mattia è un adolescente della provincia italiana che ama l’hip-hop, tramite cui esprime con violenza i conflitti interiori e le contraddizioni tipiche della sua età.
La morte del fratello maggiore, di cui si sente responsabile, lo tormenta al punto da abbandonare la musica, lasciare la scuola, andare a lavorare nella stessa fabbrica dove c’era suo fratello e affrontare un periodo doloroso di grandi cambiamenti.

In fabbrica fa amicizia con Murad, un collega marocchino, piuttosto riluttante a seguire le regole dell’Islam, ma che ha un fratello, Rashid, molto osservante: sarà quest’ultimo a cercare di incanalare Mattia piano piano verso l’estremismo.

“La cosa migliore ” è, per Federico Ferrone, il primo progetto di film di finzione. Le tematiche affrontate sono universali e di notevole impatto emotivo: la rabbia e la conseguente violenza, i conflitti familiari e sociali, le inquietudini interne e il desiderio di appartenenza a forme di comunità (che siano la musica, la politica, lo sport o anche la religione, come in questo caso) che possano riempire un vuoto esistenziale e a cui ciascuno aderisce secondo la propria evoluzione personale, non disdegnando in alcuni casi derive pericolose o, peggio, violente.

La storia di Mattia è esemplare: un adolescente di oggi in conflitto con sé stesso, sensibile e inquieto.

Una storia di solitudine dove la tentazione di discendere agli inferi è forte e lui farà la sua scelta.

L’ambientazione di questa storia, grazie all’esperienza documentaria del regista, è precisa e sempre coerente con l’evolvere del protagonista.

Qualche incertezza si nota, forse, nella sceneggiatura: l’impianto dialogico è un po’ acerbo e talvolta l’esternazione delle emozioni passa più tramite gli sguardi degli interpreti, indiscutibilmente molto bravi, che non le parole stesse. Resta comunque un’opera prima apprezzabile.

Classificazione: 1.5 su 5.

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