The Substance

di Serena Pasinetti

Elisabeth (Demi Moore), cinquantenne ex star di Hollywood, per sopraggiunti limiti di età, viene licenziata dal suo programma di aerobica e in seguito a un incidente automobilistico finisce in ospedale. Qui le viene proposto di sperimentare una terapia misteriosa che le permetterebbe di generare una versione più giovane di sé. Accetta e dà vita così a una donna soprannominata Sue (Margaret Qualley), la forma più attraente di sé, con la quale deve però condividere il tempo e la vita in modo rigido: una settimana a testa.

Alla sua seconda prova da regista, Coralle Fargeat tocca una grande tematica femminile, ma non solo: con un notevole senso dell’ironia, in una pellicola del genere Body Horror, raggiunge alcuni momenti veramente estremi, addirittura splatter. L’eterno desiderio di poter sopravvivere all’invecchiamento del corpo e alla perdita del fulgore giovanile viene affidato non più a un patto con un essere diabolico, quanto piuttosto a un composto chimico, la sostanza appunto che dà il titolo al film. Accanto a questa tematica, ne emergono altre, come il confronto con il passato che non è fatto solo di ricordi, ma di una presenza reale, di un corpo e di immagini della giovinezza folgorante di Sue, che incombe sulla casa di Elisabeth con manifesti pubblicitari all’esterno del suo appartamento. A questo proposito, Demi Moore offre una prova veramente straordinaria in una scena in cui tenta più volte di truccarsi per uscire a cena con un uomo, ma il confronto con il manifesto di Sue che vede dalla finestra di casa la porta a cancellare disperatamente, con rabbiosa gelosia più e più volte  il trucco dal viso.

Non manca un attacco allo spietato mondo dello spettacolo che prende, usa, calpesta in modo letterale (inizio e fine del film sulla Walk of Fame) e spegne il nome di Elisabeth Sparkle (luccichio, in inglese).

Premio a Cannes per la miglior sceneggiatura. Oscar nel 2025 per la categoria trucco e acconciatura. Quattro nomination all’Oscar.