Vita privata

Vie privée

  • Regia: Rebecca Zlotowski
  • Attori: Jodie Foster, Daniel Auteuil, Virgine Efira, Mathieu Amalric, Vincent Lacoste
  • Genere: Drammatico, Thriller
  • Paese: Francia
  • Durata: 105′
  • Al cinema dal 11 dicembre 2025

 Lilian (Jodie Foster) è una psicanalista di origini americane, apparentemente integrata senza problemi nell’ambiente borghese parigino. Separata dal marito Gabriel (Daniel Auteuil) e in difficoltà con il figlio Julien (Vincent Lacoste), da poco diventato padre, va in crisi quando muore una sua paziente in modo misterioso. Lilian comincia ad indagare, sospettando addirittura un omicidio. Allo stesso tempo inizia a lacrimare, sintomo che non sa spiegare e che nemmeno l’ex marito oculista è in grado di curare. Lilian finisce così da un’ipnotista, che la guida dentro una storia segreta, scoperchiando un passato doloroso sia suo sia della sua ex paziente defunta.

Il film inizia come un giallo: scale a chiocciola che ci ricordano Hitchcock, ma si trasforma subito in un mystery profondo ed enigmatico che scava nell’inconscio. Non disdegna neppure i tratti di una commedia alla Woody Allen,  nel reincontro della coppia separata che elucubra sul proprio rapporto e sulla separazione. Sovrasta il tutto il dramma della morte misteriosa della donna in cura da Lilian.

Pregio, ma anche limite del film, è questa commistione di generi che può sviare dal focus centrale della vicenda narrata, oppure vederla da diverse angolature: non a caso le lacrime di Lilian aprono i suoi occhi a nuove visioni.

La tematica dominante della pellicola rimane comunque quella della indagine psicoanalitica, sia da parte di Lilian che cerca con ostinazione le motivazioni del suicidio/omicidio della sua paziente sia dell’indagine devastante che la terapeuta compie su se stessa.

Indagine nell’indagine, come in una vera seduta nello studio della psicanalista, scopriamo di essere noi spettatori seduti in poltrona ad ascoltare Lilian che scava nella propria vita, cercando di capire il perché della sua separazione e del rapporto complesso con il figlio, entrando nei meandri del suo cervello che si abbandona a pratiche come quella dell’ipnosi, lontana dalle regole codificate della psicoanalisi 

Jodie Foster e Daniel Auteuil offrono una interpretazione convincente dei personaggi, attraverso dialoghi ironici, tesi e coinvolgenti di notevole scrittura.

Classificazione: 3 su 5.

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