Anul Nou care n-a fost
2024
di Serena Pasinetti
- Regia: Bogdan Muresanu
- Attori: Adrian Văncică, Nicoleta Hâncu, Emilia Dobrin, Iulian Postelnicu, Mihai Călin,
Andrei Miercure, Ioana Flora - Genere: Drammatico
- Paese: Romania
- Durata: 138′
- Al cinema dal 4 dicembre 2025
Bucarest, dicembre 1989. Il regime di Ceausescu è in bilico. Le rivolte a Timișoara sono camuffate dalla TV di Stato. Il regista Stefan deve salvare lo spettacolo di Capodanno della TVR: l’interprete principale fuggita va sostituita con l’attrice teatrale Florina, che però detesta il dittatore. Intanto, Laurentiu, figlio del regista, vuole scappare in Jugoslavia a nuoto. Ionut, agente segreto della Securitate, deve sorvegliare lui e i suoi amici, ma ha, a sua volta, un problema con la madre Margareta che non vuole andarsene dalla sua casa, prossima alla demolizione. Gelu, un operaio, è in crisi: il figlioletto ha imbucato la letterina a Babbo Natale in cui chiedeva la morte di “zio Nicolae” come regalo per il papà.
Il cinema rumeno, più che mai vivo, ci offre, con il regista emergente Bogdan Muresanu, un film drammatico sulla caduta della dittatura di Ceausescu, usando ironia e suspence come fosse un racconto thriller. Sappiamo già come sarà il finale, ma vi siamo portati con tutte le tensioni di una vera storia gialla.
La narrazione avviene con una tecnica particolare: i vari personaggi sono raccontati nella propria storia individuale. Ognuno di loro si oppone al regime, vivendo però un isolamento nella propria vicenda, dalla situazione più drammatica di chi vuole andarsene per sempre a chi cerca di ricucire situazioni familiari che potrebbero finire in tragedia. Non entrando nei particolari per non narrare troppo della trama, quello che unisce tutte le vicende non è tanto l’intrecciarsi delle loro storie, quanto piuttosto il tono ironico e sorridente in cui le piccole storie personali diventano la tragica Storia con la S maiuscola. È la forma che fa il contenuto.
È come un mosaico, un puzzle di figurine che sono isolate nel loro narrare, in un contesto che dovrebbe essere collettivo, ma che è invece profondamente individualista, l’unica unione dei personaggi è data dal profondo odio o sviscerato amore per il dittatore.
Il montaggio, decisamente determinante, permette di passare da una storia all’altra collegando i personaggi che camminano senza conoscersi nella stessa inquadratura verso mete diverse o compiono identici gesti che si collegano come fili tra i vari personaggi.
La manifestazione pro-Ceausescu conclusiva diventa il momento unificante in cui le storie si uniscono idealmente nella caduta del dittatore. Le vicende personali diventano parte di una collettività, quando il debole collante del dittatore crolla.
Il Bolero di Ravel accompagna la splendida catarsi finale.
Senza aggiungere altro, per non togliere l’emozione delle ultime scene, non resta altro che andare a vedere il film, che narra un pezzo della storia della Romania, ma che è la storia di tanti altri popoli e di tutti coloro che, nonostante tutto, sperano sempre in un…anno nuovo che prima o poi arriverà.
Vincitore di Orizzonti alla 81° Mostra del Cinema di Venezia.


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