Elisa

  • Regia: Leonardo Di Costanzo
  • Attori: Barbara Ronchi, Roschdy Zem, Diego Ribon, Valeria Golino
  • Genere: Drammatico
  • Paese: Italia, Svizzera
  • Durata: 105′
  • Al cinema dal 5 settembre 2025

Elisa (Barbara Ronchi), trentacinque anni, è in carcere da dieci, condannata per avere ucciso la sorella maggiore e averne bruciato il cadavere, senza motivi apparenti. Sostiene di ricordare poco o niente del delitto, come se avesse alzato un velo di silenzio tra sé e il passato. Ma quando decide di incontrare il criminologo Alaoui (Roschdy Zem) e partecipare alle sue ricerche, in un dialogo teso e inesorabile i ricordi iniziano a prendere forma, e nel dolore di accettare fino in fondo la sua colpa Elisa intravede, forse, il primo passo di una possibile redenzione.

Con Elisa, presentato in concorso all’82° Mostra del Cinema di Venezia, il regista torna dietro la macchina da presa dopo il successo di Ariaferma e sceglie di affrontare un carcere diverso, meno fisico e più mentale. Se il film precedente si nutriva della claustrofobia delle mura reali, qui l’architettura stessa diventa allegoria: l’imponente struttura che ospita la protagonista evoca l’Overlook Hotel di Shining, e la strada tortuosa che la raggiunge, immersa in un bosco cupo, diventa metafora della mente umana, fatta di libertà apparente e di segreti che si insinuano tra le fronde.

La narrazione si concentra interamente sul confronto tra Elisa e il criminologo incaricato di scandagliare le motivazioni di un gesto che sembra inspiegabile, privo di movente. Non c’è tensione gialla né costruzione da thriller, piuttosto l’ambizione di penetrare i labirinti dell’interiorità. Il dialogo diventa specchio, confessione: capire se Elisa sia colpevole o innocente passa in secondo piano, perché ciò che conta è esplorare i confini fragili della psiche.

Il film mantiene una coerenza estetica forte, quasi ipnotica, ma inciampa quando introduce personaggi di contorno che appaiono debolmente collegati alla vicenda, come se rispondessero più a un’esigenza di scrittura che a un reale approfondimento narrativo. Questo indebolisce la compattezza di un’opera altrimenti rigorosa.

Elisa non cerca di intrattenere con i colpi di scena, ma di scavare con pazienza nel mistero insondabile delle motivazioni umane. È un cinema che rinuncia al ritmo tradizionale per offrire un’esperienza immersiva, lenta e riflessiva. Un lavoro che, pur con le sue fragilità, conferma la volontà del regista di interrogare lo spettatore sul limite tra colpa e comprensione, realtà e percezione, carcere e libertà.

Classificazione: 3 su 5.

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