Bring Her Back

Torna da me

  • Regia: Danny Philippou, Michael Philippou
  • Attori: Sally Hawkins, Billy Barratt, Olga Miller, Brian Godfrey, Brendan Becon
  • Genere: Horror
  • Paese: Australia, USA
  • Durata: 104′
  • al cinema dal 30 luglio 2025

Piper (Sora Wong) una ragazzina ipovedente e il fratellastro Andy (Billy Barratt), orfani di madre, perdono tragicamente anche il padre. Andy, super protettivo nei confronti della sorella, vorrebbe esserne nominato tutore, ma gli mancano tre mesi per la maggiore età. Nell’attesa i due  vengono  affidati a Laura (Sally Hawkins), una ex assistente sociale, che a sua volta ha perso una figlia e che in casa ospita già, in affido, un ragazzino muto e molto problematico: Ollie (Jonah Wren Phillips). La donna è gentile ma ambigua, la casa ha un aspetto sinistro e ben presto i due ragazzi scopriranno un rituale terrificante.

I due giovani registi  gemelli austriliani Philippou, vera rivelazione dell’horror cinematografico, dopo Talk to Me (2023) portano sullo schermo il loro secondo film  continuando a sviluppare un tema a loro caro: il dolore straziante della perdita e l’elaborazione del lutto. Ma come nei film horror di tutto rispetto e, anche qui,  in un body horror di grande impatto visivo e corporeo, il dolore della perdita diventa follia allo stato puro e la sua elaborazione non porta a nessuna soluzione positiva, anzi. L’interpretazione della pazzia totale è offerta in modo superbo da Sally Hawkins. Anche gli altri ragazzi sono bravi, su tutti spicca Ollie, il male impersonificato.

D’altra parte la storia personale dei due registi, una nonna morta suicida e una  madre depressa, apre la porta a storie terrificanti di lutti strazianti, narrate con dosi di grande pessimismo, con in genere ragazzi giovani che diventano preda  di follia allo stato puro. Per questo le regole classiche  dei buoni che  sopravvivono e i cattivi che vengono puniti saltano. Il messaggio politico è la totale frantumazione della famiglia tradizionale.

Un sottotesto da leggere con attenzione è anche l’uso dei sensi, in particolare della vista. Ecco il perché della ragazzina ipovedente, centrale nella storia, di cui non raccontiamo altro per non rivelare troppo: la vista non è il senso fondamentale, sono tutti gli altri ad esserlo. Chi non vede o vede poco attiva tutta una serie di strategie per conoscere la realtà e salvarsi dal pericolo, usando tutti i sensi. L’invito è a seguire questa pista, fonte di grande scoperte… E anche qui il film è politico, scardinare il potere della vista nei confronti degli altri sensi.

Non ultima l’acqua: non elemento purificatore, anzi. Anche qui un capovolgimento di prospettiva.

Dopo  la visione del film non verrà subito voglia allo spettatore di farsi una doccia e se esce dalla sala spererà proprio che non piova. In ogni caso un film da vedere, a conferma che i due registi  Youtuber australiani  sono destinati a diventare maestri del genere horror.

Classificazione: 3.5 su 5.

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