2024
di Amanda Gris
- Regia: Scandar Copti
- Attori: Kousi Orfahli, Manar Shehab, Wafaa Aoun, Merav Mamorsky
- Genere: Drammatico
- Paese: Qatar, Palestina
- Durata: 120′
- al cinema dal 3 luglio 2025
La quotidianità di una benestante famiglia palestinese di Giaffa, in Israele, viene sconvolta da una serie di eventi che hanno gravi conseguenze: il figlio Rami nasconde una relazione proibita con una ragazza israeliana; la figlia Fifi, esuberante e indipendente, scuote gli equilibri familiari con la diffusione di un banale referto medico, mentre il padre si trova a fare i conti con operazioni finanziarie azzardate.
Il regista Scandar Copti, nato proprio a Giaffa da una famiglia di palestinesi cristiani, aveva già attirato l’attenzione internazionale con il suo primo lungometraggio, Ajami (2009), ottenendo una candidatura all’Oscar come Miglior Film Straniero e diversi premi in festival internazionali. Dopo il successo di Ajami, Copti si è trasferito all’estero per ragioni facilmente comprensibili, vista la complessità politica e identitaria che segna la sua posizione.
La visione di Happy Holidays in questo particolare momento storico è un’esperienza spiazzante. L’impianto complessivo è quello rassicurante del cinema d’autore: il film è suddiviso in capitoli, ciascuno introdotto da un titolo esplicativo, che accendono i riflettori su un personaggio per volta. Visivamente, la macchina da presa è quasi sempre fissa e inquadra da vicino i protagonisti alle prese con i loro dilemmi morali.
Lo spettatore è però distratto da una serie di interrogativi più profondi, riassumibili in uno: com’è stato possibile che una parte significativa della popolazione israeliana, di etnia palestinese (circa il 15%), sia riuscita a convivere pacificamente per decenni, raggiungendo un buon livello di integrazione professionale, economica e amministrativa, nonostante le profonde differenze culturali (più che religiose) tuttora esistenti?
Nel film le emergenze mediche si riducono a un braccio rotto o a lievi conseguenze di un incidente stradale, prontamente affrontate in ospedali perfettamente funzionanti. Il racconto sviluppa temi tipicamente “borghesi”: coppie in crisi, l’organizzazione di un matrimonio, i debiti di un imprenditore, il conflitto tra una madre e una figlia adolescente. Viene quasi naturale pensare ai capolavori di Antonioni o di Fellini degli anni Sessanta, spesso accusati di rappresentare personaggi benestanti e apparentemente frivoli, distanti dalle tensioni politiche e sociali del loro tempo.
Un altro accostamento, forse più audace per le associazioni che può suscitare, è con La zona d’interesse di Jonathan Glazer: in quel film, seguendo le giornate ordinarie e ripetitive del comandante del campo di Auschwitz e della sua famiglia, lo spettatore non può non pensare agli orrori indicibili che si consumano a pochi metri di distanza, mai mostrati ma evocati attraverso suoni e rumori. Allo stesso modo, in Happy Holidays l’eco del conflitto, della disuguaglianza e della tensione etnica è costantemente fuori campo, ma sempre presente.
Happy Holidays è stato presentato nella sezione Orizzonti della Mostra del Cinema di Venezia 2024, dove ha meritatamente vinto il premio per la Miglior Sceneggiatura.


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