1997
di Amanda Gris
- Regia: Kiyoshi Kurosawa
- Attori: Masaki Suda, Kotone Furukawa, Masataka Kubota
- Genere: Thriller
- Paese: Giappone
- Durata: 123′
- Al cinema dal 17 aprile 2025
Kiyoshi Kurosawa, regista culto del thriller psicologico giapponese, torna con Cloud, presentato fuori concorso alla 81ª Mostra del Cinema di Venezia e selezionato per rappresentare il Giappone agli Oscar 2025.
Protagonista è Ryosuke Yoshii, un operaio che si arricchisce vendendo online merci di dubbia qualità e provenienza, sfruttando l’anonimato della rete in modo spregiudicato. Quando decide di espandere l’attività e trasferirsi con la fidanzata in una villa isolata, le cose precipitano rapidamente: la relazione si dissolve e l’uomo si ritrova a fare i conti con un eterogeneo e improbabile gruppo di persone con cui aveva conti in sospeso, che lo trascinano in una spirale di violenza brutale e senza ritorno. A salvarlo sarà un giovane assistente, dotato di insospettabili capacità di combattimento e di ottime conoscenze nel mondo della malavita locale.
Il film riprende molti dei temi cari a Kurosawa, già esplorati con maggiore forza in opere come Pulse (2001) e Cure (1997). In Pulse, la tecnologia diventava metafora della solitudine moderna, con i personaggi progressivamente inghiottiti da un mondo virtuale che li isolava dalla realtà, mentre in Cure il male portava individui svuotati della propria identità a commettere gesti estremi. In Cloud, Kurosawa tenta di trasporre questi temi nell’ambiente digitale contemporaneo, ma con esiti meno riusciti. Pur mantenendo il suo stile riconoscibile, fatto di inquadrature fisse, ambienti spogli e colori freddi, la narrazione risulta più convenzionale, con alcuni passaggi forzati e una violenza finale che appare sproporzionata rispetto alle premesse iniziali.
Il rapporto tra virtuale e reale, e la riflessione sul potere distruttivo dell’anonimato online, risultano meno profondi e più didascalici, privi di quell’ambiguità e tensione che caratterizzano le sue opere migliori.
Cloud resta comunque un film interessante, capace di cogliere alcune tensioni sociali del nostro presente, pur mancando della forza simbolica e dell’atmosfera disturbante che hanno reso Kurosawa uno dei registi più originali e perturbanti del cinema giapponese contemporaneo.


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