Sotto le foglie

Quand vient l’automne

  • Regia: François Ozon
  • Attori: Josiane Balasko, Vincent Colombe, Hélène Vincent, Marie-Laurence Tartas
  • Genere: Drammatico
  • Paese: Francia
  • Durata: 102′
  • Al cinema dal 10 aprile 2025

Michelle Giraud (Helène Vincent) è una pensionata che vive la sua routine in un tranquillo villaggio della Borgogna, ma con l’arrivo della figlia Valerie (Ludivine Sagnier)  e del nipote Lucas (Garlan Erlos) per le vacanze di Ognissanti, le tensioni emergono quando Valerie si ammala dopo aver mangiato dei funghi raccolti da sua madre.

Sotto le foglie  è un film che, fin dalle prime scene, offre spunti per comprendere la direzione narrativa e tematica che seguirà. Per uno spettatore attento, i dettagli iniziali talvolta anticipano elementi centrali della storia, suggerendo in questo caso ,  riflessioni sulla colpa, il perdono e la possibilità di concedere una seconda opportunità, temi che si rivelano fondamentali nel corso del film. Il racconto si concentra su personaggi segnati da errori e scelte difficili, esplorando la complessità delle essere genitori e l’impatto che le proprie mancanze possano avere sui figli. Ozon costruisce una narrazione in cui la consapevolezza delle proprie colpe diventa un passaggio essenziale per poter andare avanti, mostrando che il perdono- sia verso gli altri, che verso se stessi- richiede maturità e compresione.

La scelta del titolo originale si rivela particolarmente significativa: evoca il momento della maturità, quando si acquisisce una piena coscienza delle proprie azioni e delle loro conseguenze. E’ il tempo in cui si riconoscono i propri errori commessi e di comprende che, nonostante tutto, si può ancora provare a rimediare. Il titolo italiano, richiama invece l’idea dei segreti  e dei peccati che tentiamo di nascondere, ma che inevitabilmente emergono, portando con sé la necessità di fare i conti con il passato. Entrambe le scelte esprimono con forza il senso del film: la difficoltà di affrontare la verità, ma anche la possibilità di ricominciare.

Ozon riesce a trattare questi argomenti con delicatezza, evitando il rischio di scivolare nell’eccesso e nella retorica. Anche se le esperienze vissute dai personaggi sono intense e dolorose, la narrazione di sviluppa con equilibrio, permettendo allo spettatore di empatizzare con le loro fragilità. La capacità del regista di raccontare storie intime e universali emerge con forza, regalando un film che invita alla riflessione e che ricorda, con tocco delicato, quanto sia importante non rimanere prigionieri nei propri errori.

Classificazione: 4 su 5.

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