2025
di Roberto Matera
- Regia: Gabriele Mainetti
- Attori: Enrico Borello, Yaxi Liu, Marco Giallini, Sabrina Ferilli, Chunyu Shanshan, Luca Zingaretti, Miki Yeung
- Genere: azione, thriller, drammatico, sentimentale
- Paese: Italia
- Durata: 138′
- Al cinema dal 13 marzo 2025
Repubblica Popolare Cinese, anni ’90. Le giovani sorelle Yun (Miki Yeung) e Mei (Yaxi Liu) vivono con i loro genitori, praticano insieme arti marziali, ma agli occhi dello Stato non sono considerate allo stesso modo: a causa della politica del figlio unico, infatti, Mei non può fare ciò che è normale per i bambini della sua età, come andare a scuola o avere amici.
Trent’anni dopo, nel 2025, Mei è a Roma alla ricerca di sua sorella, di cui non si hanno notizie da tempo e che lavora alla “Città proibita”, ristorante cinese e importante luogo di intrattenimento nel quartiere Esquilino gestito da Mr. Wang (Chunyu Shanshan). Ad aiutarla c’è Marcello (Enrico Borello), cuoco di un ristorante italiano il cui padre Alfredo (Luca Zingaretti) è scappato proprio con una delle lavoratrici del locale cinese.
Nel film si possono nettamente distinguere due stili differenti: se nella prima parte il tono è molto leggero, con colori caldi e dialoghi abbastanza frivoli, a seguito di un evento molto impattante per i protagonisti le atmosfere diventano più cupe, con scene ambientate prevalentemente in notturna e dialoghi molto stringati.
A dominare la scena, oltre all’accento romanesco, sono le arti marziali. Le scene di combattimento sono sempre in funzione della narrazione e attentamente coreografate nei movimenti, sia dei combattenti che della macchina da presa, usando rapidità, piani sequenza e tagli minimali. La cura in questi dettagli si esprime soprattutto nella preparazione: l’attrice Yaxi Liu è stata scelta proprio perché marzialista (ha lavorato tra l’altro come controfigura nel live action di Mulan) e come coreografo è stato scelto Liang Yang, che ha svolto lo stesso ruolo in diversi film d’azione come Skyfall e Star Wars: Il risveglio della Forza.
Le note dolenti riguardano la trama, piuttosto prevedibile, e la caratterizzazione dei personaggi, poco approfondita sebbene le prestazioni degli attori siano di ottimo livello. Menzioni d’onore alla già citata Liu per l’espressività e a Marco Giallini, che con Annibale, un piccolo criminale molto legato ad Alfredo e che odia la concorrenza cinese, spicca per la sua coattaggine.
Così come in Lo chiamavano Jeeg Robot è evidente la volontà di Mainetti di raccontare una delle sue passioni cinematografiche, in questo caso la filmografia orientale sulle arti marziali. Nel complesso, un film che risulta piacevole per un pubblico generalista, ma che, ne siamo certi, saprà conquistare anche i cultori del genere.


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