Ikiru
1952
di Miriam Dimase
- Regia: Akira Kurosawa
- Attori: Takashi Shimura, Shin’ichi Himori, Haruo Tanaka, Minoru Chiaki, Miki Odagiri, Bokuzen Hidari
- Genere: Drammatico
- Paese: Giappone
- Durata: 143′
Kanji Watanabe (Takashi Shimura) è un anziano funzionario pubblico di Tokyo che vive una vita monotona e priva di significato, intrappolato nella burocrazia e nella routine. Quando scopre di essere affetto da un cancro allo stomaco e di avere pochi mesi di vita, si trova di fronte alla crisi esistenziale più grande della sua vita. Questo lo spinge a riflettere su come trascorrere il tempo che gli resta.
Akira Kurosawa affronta con straordinaria sensibilità il tema della mortalità e dell’esistenza. La narrazione si divide in due parti: nella prima, il protagonista affronta la sua crisi esistenziale, cercando un senso alla vita tramite la dissipazione del proprio tempo e delle proprie energie in attività futili e l’incontro con una giovane collega che lo ispira a rivedere le sue priorità. Nella seconda parte, raccontata attraverso il suo funerale, il gesto finale di Watanabe – la costruzione di un parco giochi – diventa oggetto di discussione tra chi lo vede come un atto di redenzione e chi non ne comprende il valore.
Il punto di collegamento tra le due parti è proprio la morte, che attraverso la sua consapevolezza dà significato alla vita: solo affrontando la sua fine imminente, Watanabe trova uno scopo che trascende il suo tempo, e il suo impatto continua anche dopo la sua scomparsa, grazie al cambiamento che ha creato. La morte non rappresenta una fine netta, ma diventa un motore che spinge a compiere scelte significative, lasciando un’eredità duratura.
Molto evocativa è la scena dell’altalena che simboleggia il raggiungimento della pace interiore di Watanabe, come se fosse riuscito a trovare un equilibrio tra la vita e la morte, lasciando un segno di valore che va oltre la sua stessa esistenza.


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