2003
di Serena Pasinetti
- Regia: Kim Ki-duk
- Attori: Oh Young-su, Kim Jong-ho, Seo Yae-kyung, Kim Young-min, Kim Ki-duk
- Genere: Drammatico
- Paese: Corea del Sud, Germania
- Durata: 103′
Ambientato in un eremo buddhista al centro di un lago in una foresta incontaminata, il film narra la vita di un monaco attraverso le stagioni della sua vita: il regista interpreta l’uomo nell’ultima fase della sua esistenza.
Film che ha portato in occidente questo grande maestro e con lui il cinema coreano. La pellicola ci racconta di circolarità orizzontale (tempo e spazio), tipica della cultura orientale, accettante e accogliente (Yin e Yang), rispetto alla verticalità occidentale, fatta di separatezza (bene oppure male).
L’eremo buddhista al centro del lago è la metafora di questa visione circolare del mondo: porte che si aprono e si chiudono per raccontare le stagioni della vita, in un luogo dove le passioni umane esistono ma devono essere ridimensionate nella loro caducità. “Il desiderio crea dipendenza”, ma il monaco giovane aprirà comunque la porta verso l’esterno per “provare” il mondo fuori, per poi ritornare all’interno del monastero.
L’acqua, elemento fondamentale nella cultura orientale, si adatta a qualsiasi contenitore: “be water, my friend”, “sii morbido e flessibile come l’acqua”, diceva il grande Bruce Lee. Ed è l’acqua che circonda la vita del monastero che deve essere comunque attraversata per crescere.
Le figure femminili presenti nel film si mettono al “servizio” dello scorrere della vita nelle sue stagioni, perché senza di loro non c’è crescita. Rimangono comunque figure minori, di secondo piano: sicuramente una critica feroce a una società profondamente maschilista, come Kim Ki-duk ci ripeterà con altre figure femminili fondamentali nella sua cinematografia.


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