1987
di Miriam Dimase
- Regia: Stanley Kubrick
- Attori: Vincent D’Onofrio, Matthew Modine, R. Lee Ermey, Adam Baldwin, Dorian Harewood
- Genere: Guerra, Drammatico
- Durata: 116′
- Paese: Usa, Gran Bretagna
In un campo di addestramento dei Marines, un gruppo di reclute è sottoposto alla dura disciplina del sergente istruttore Hartman (R. Lee Ermey). Tra le reclute spiccano “Joker” (Matthew Modine), un giovane cinico e intelligente, e “Palla di lardo” (Vincent D’Onofrio), un ragazzo impacciato e mentalmente fragile. Mentre Hartman cerca di trasformali in macchine da guerra, le umiliazioni e le pressioni portano Palla di lardo a un punto di rottura tragico.
Stanley Kubrick ha scelto di strutturare Full Metal Jacket in due atti ben distinti per sottolineare le diverse dimensioni della guerra: la prima metà del film, ambientata nel campo di addestramento di Paris Island, mostra come i giovani reclutati siano sottoposti a una sistematica distruzione della loro identità individuale; nella seconda parte invece si abbandona la struttura rigida e controllata per entrare nel caos della guerra.
Sia i personaggi che le inquadrature della prima parte ci mostrano la disumanizzazione del sistema militare: il sergente Hartman, con il suo linguaggio tagliente e comportamento inflessibile, è un simbolo di autorità assoluta, la cui presenza è sempre al centro della prospettiva ad evidenziare il controllo totale che esercita sulle reclute; “Palla di lardo” rappresenta la fragilità umana schiacciata da questo sistema; Joker, nonostante il suo cinismo, rimane intrappolato nel sistema e costretto a subire e adattarsi ma la sua posizione intermedia gli permette di osservare la guerra con un certo distacco.
Kubrick utilizza uno stile visivo che ne amplifica il significato: nella prima parte, le inquadrature perfettamente simmetriche, come nei dormitori con le file di letti identiche, riflettono la standardizzazione imposta dal sistema, mentre nella seconda le inquadrature diventano frammentate e i personaggi evidenziano la brutalità del conflitto: la guerra è quindi sia un processo di trasformazione che un’esperienza distruttiva, per chi la combatte e per chi la subisce.


Lascia un commento