1975
di Miriam Dimase
- Regia: Peter Weir
- Attori: Rachel Roberts, Anne Lambert, Vivean Gray, Helen Morse, Christine Schuler
- Genere: Drammatico
- Paese: Australia
- Durata: 118′
Tratto dall’omonimo romanzo di Joan Lindsay, il film è ambientato nei primi anni del 1900 e racconta la misteriosa scomparsa di alcune studentesse e di un’insegnante durante una gita a Hanging Rock, un luogo reale situato nello stato di Victoria in Australia.
La trama si concentra sull’impatto emotivo e sociale di questo evento inspiegabile, lasciando lo spettatore immerso in una dimensione onirica e sospesa tra realtà e sogno.
Peter Weir ha mantenuto molte delle caratteristiche del romanzo, incluse le atmosfere e la mancanza di una spiegazione definitiva per gli eventi narrati. Romanzo e film giocano con il confine tra realtà e mistero, enfatizzando l’ambiguità degli avvenimenti e lasciando che sia lo spettatore/lettore a colmare i vuoti narrativi.
Tuttavia, in un periodo successivo alla sua pubblicazione, Joan Lindsay offrì un epilogo (conosciuto come capitolo 18) che svelò i misteri della storia ma che fu omesso nella versione cinematografica per mantenere un’aura di ambiguità assoluta: difatti, la forza del film risiede proprio in questa ambiguità che non offre risposte concrete sul destino delle protagoniste, lasciando spazio a interpretazioni metafisiche e filosofiche. Questo approccio ha reso Picnic ad Hanging Rock un film senza tempo capace di affascinare per il suo non detto.
Ma il vero protagonista del film è il paesaggio australiano, a cui il regista conferisce una dimensione mistica e opprimente: la roccia vulcanica, con le sue spaccature e ombre, rappresenta l’ignoto e la tensione tra civilizzazione e selvaggio; la montagna diventa un luogo di perdita e trasformazione; Hanging Rock, simbolo di un passato geologico millenario e forse spirituale, si contrappone al rigido sistema educativo e sociale imposto dai coloni.
Altro punto di forza del film è la colonna sonora, che non si limita solo a sottolineare le emozioni delle scene, ma diventa parte integrante della narrazione, amplificando il senso di isolamento e incertezza: il flauto di pan in particolare suggerisce un richiamo a forze primordiali e arcane che dominano il territorio, quasi come se fosse un personaggio invisibile.


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