2024
di Miriam Dimase
- Regia: Jorge Riquelme Serrano
- Attori: Alfredo Castro, Paulina Urritia
- Genere: Drammatico
- Paese: Cile
- Durata: 105′
Nella loro casa sul mare a Isla Negra, l’imprenditore Guillermo (Alfredo Castro) e la sua assistente Carmen stanno trascorrendo il fine settimana ripassando le fasi finali di un grande progetto immobiliare nella zona. La loro tranquillità viene sconvolta dall’arrivo inatteso di una donna in compagnia del marito e del padre ammalato.
Con Isla Negra, il regista cileno, già noto per opere come Algunas Bestias e al suo terzo lungometraggio, conferma il suo interesse per le dinamiche familiari e sociali, ampliandole con un messaggio politico più marcato sulle disuguaglianze e le tensioni identitarie in Cile.
Ambientato sulla costa del paese, il film introduce simboli potenti, come la bandiera Mapuche, per sottolineare la necessità di riconoscere e affrontare le radici culturali e i conflitti irrisolti della società cilena.
La villa sulla costa in cui si svolgono i fatti è descritta come uno spazio lussuoso e aperto, con una vista spettacolare sull’oceano che enfatizza un senso di privilegio e controllo che riflette il mondo ordinato e sicuro dei protagonisti principali, in particolare di Guillermo, l’imprenditore che si gode il comfort della sua posizione sociale.
Le ampie vetrate della dimora e il collegamento visivo costante con il paesaggio inoltre sottintendono una pretesa di trasparenza e apertura; si tratta in realtà di una falsa apertura perché le relazioni umane al suo interno sono intrise di tensione e di una profonda disconnessione con la realtà circostante.
La villa quindi diventa una metafora di una società che si percepisce inclusiva e progressista ma che in realtà è intrappolata nelle sue stesse dinamiche di esclusione e privilegio, creando così un parallelo efficace con le diseguaglianze e le ipocrisie della società cilena contemporanea.
Il film non offre una soluzione ma anzi sembra sottolineare l’impossibilità di un riscatto reale: i territori ancestrali, ormai trasformati in proprietà private o progetti immobiliari, sono il simbolo di una perdita irreversibile e il tema quindi non è più solo una questione territoriale, ma anche una questione più profonda legata all’identità e alla memoria di un popolo sconfitto dalla storia e dalla modernità.
Presentato fuori concorso al 42° Torino film festival.


Lascia un commento